Il 5 ottobre sciopereremo per 24 ore, sarà una giornata di mobilitazione per tutti gliautoferrotranvieri per rivendicare i temi della nostra piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale, ovvero
“Diritti, Sicurezza e Salario”.
A parlare è Gennaro Conte, segretario nazionale di OR.S.A. TPL, sindacato nato per difendere i diritti dei lavoratori delle aziende di Trasporto Pubblico Locale, comunali, provinciali e regionali, che ha dato appuntamento il 5 ottobre per chiedere maggiore sicurezza, diritti e un adeguamento del salario.
«Non ci rivolgiamo a quelle aziende a base nazionale - spiega - e tale frammentazione sul territorio italiano rende molto difficile l’applicazione di tutte quelle regole dettate sia dalla normativa corrente che dai contratti nazionali. Ma questa frammentazione, che potrebbe sembrare una debolezza per un’organizzazione sindacale, è in realtà un punto di forza. E lo è perché la nostra segreteria nazionale mette a fattor comune tutte le esperienze locali per preparare la piattaforma contrattuale da proporre alle associazioni datoriali e valorizzare il lavoro di tante categorie di Lavoratori che, operando nel Trasporto Pubblico Locale, sono la vera spina dorsale della nostra nazione».
A tal riguardo, sono tante le questioni sul tavolo in vista del 5 ottobre, per Gennaro Conte: aggressioni al personale in servizio, erosione dei diritti acquisiti, rinnovi contrattuali, fuga del Lavoratori dal settore e molto altro.
SICUREZZA
Il primo tema sul quale la sigla sindacale vuole porre l’attenzione è quello della sicurezza. «I Lavoratori delle aziende di TPL sono sempre più spesso oggetto di aggressioni e in molti casi le aziende non riescono a trovare efficaci sistemi che ne tutelino l’integrità fisica - afferma il segretario nazionale - Se aggiungiamo il fatto che in molte parti della Penisola il parco automobilistico e ferroviario non è di recente costruzione, ci rendiamo conto delle condizioni di difficoltà in cui si trovano a operare i dipendenti».
Su questo punto, l’auspicio è che «si utilizzino completamente i fondi del PNRR per rinnovare il parco di autobus e treni, oltre ovviamente alle infrastrutture ferroviarie come stazioni e terminal degli autobus. Inoltre, è necessario rendere più sicuro sia il trasporto sia le condizioni di lavoro. Su questo dovrebbe esserci un maggior coordinamento delle autorità locali e di pubblica sicurezza per garantire una tutela e un controllo maggiore e standard più elevati di sicurezza, soprattutto per chi viaggia».
l problema, poi, è complicato maggiormente dalle diverse percezioni: «C’è la sicurezza che pensano di dare e quella percepita da noi, che oltre a essere operatori del settore, siamo anche pendolari. Al riguardo c’è molta strada da fare, in particolare sulla prevenzione».
Ma una maggiore sicurezza è anche garanzia di qualità: «Un ambiente di lavoro più sicuro è anche un ambiente più produttivo. Molti autoferrotranvieri sono arrivati al punto di evitare i turni di sera perché più rischiosi. Bisognerebbe essere sicuri quando si lavora, anche di notte. Si tratta di un problema di ordine pubblico, ma anche le stesse aziende devono organizzarsi opportunamente con telecamere, bodycam, segnali di allarme collegati con la centrale operativa e posto guida chiuso e non accessibile se non dai Lavoratori».
DIRITTI
Seconda questione alla base dello sciopero è quella dei diritti dei Lavoratori: «Assistiamo a una tendenza generale, da parte delle aziende del TPL, ad andare sempre più verso la limitazione dei diritti che sono scaturiti dalle lotte sindacali dei decenni passati.
Penso ad esempio ad alcune prerogative eliminate nel tempo, come le cure termali per i lavoratori, le ore di riposo tra un turno e un altro o, ultimamente, limitazioni all’utilizzo della legge 104.
Questo ci fa pensare che ci sia una regressione in atto, la quale porta molto scontento nei Lavoratori, che non si sentono più garantiti e tutelati dai sindacati.
Allo stesso modo, diventano sempre più gravose le responsabilità civili e penali. In caso di incidente, non c’è la copertura per la tutela legale da parte delle aziende, come se l’individuo fosse proprietario del treno o
dell’autobus che guida. Tale copertura legale può venire a mancare addirittura in caso di aggressione sul posto di lavoro».
Problematica anche la situazione dei corsi di formazione che le aziende sono tenute a organizzare per i dipendenti, anche per dare le giuste informative in caso di rischio incendio, primo soccorso e gestione delle emergenze: «Per noi i corsi sono erogati in modo insufficiente. Ovviamente alcune aziende sono puntuali nella formazione, ma altre la ritengono solo un costo perché sono costrette a sostituire i lavoratori impegnati pagando ore di straordinario».
I turni di servizio hanno spesso carichi di lavoro eccessivi: «In molte aziende i turni violano le normative e gli accordi locali. Nonostante gli scioperi e le manifestazioni di Lavoratori e sindacati, le aziende non recedono da questa pratica, ritenendo molto più conveniente subire le azioni di sciopero o vertenze legali invece di rinunciare a parte dei loro introiti, dovuti a un utilizzo improprio del personale. Così i turni diventano massacranti e non garantiscono neanche le adeguate ore di riposo».
Il bilancio dei diritti degli autoferrotranvieri, per il segretario nazionale di OR.S.A.TPL, è pessimo: «Tutti i diritti scaturiti dalle lotte sindacali del passato per le aziende sono un costo. Da qui la tendenza a eliminarli sia attraverso il contratto nazionale, che va a modificarli, sia con la contrattazione locale, che è ancora più stringente, anche perché le aziende del TPL devono affrontare
la carenza di risorse. Questa scarsità si deve da una parte all’insufficienza del Fondo nazionale per il Trasporto Pubblico Locale e dall’altra alle Amministrazioni locali, per la maggior parte proprietarie delle aziende di TPL, che tendono a rinnovare i contratti di servizio con cifre progressivamente inferiori».
SALARIO
Rinnovo contrattuale e turni di servizio massacranti sono strettamente legati alla questione del salario: «La scarsità di risorse in termini sia nazionali sia locali porta a rinnovi contrattuali che in molti casi non riconoscono la svalutazione per l’inflazione, come per il contratto nazionale scorso, scaduto il 31 dicembre 2023. Sul prossimo noi abbiamo molte aspettative, perché le richieste dei sindacati vedono proprio il riconoscimento della perdita economica avuta nel periodo del Covid e negli anni successivi».
Al momento, tuttavia, non sono stati fatti passi in avanti: «Dopo oltre nove mesi di trattativa, siamo in fase di stallo. Questo è uno dei motivi fondamentali dello sciopero del 7 luglio scorso e del
secondo che faremo il 5 ottobre».
L’APPELLO
Alla luce delle richieste, l’appello del segretario nazionale è chiaro: «Chiediamo alle associazioni datoriali di partecipare alla trattativa per il contratto collettivo nazionale di lavoro, in ragione della rappresentatività che abbiamo già dimostrato durante lo sciopero del 7 luglio scorso.
A Milano, ad esempio, tutte e cinque le metropolitane si sono fermate. In tutte le grandi città italiane abbiamo avuto adesioni che di fatto hanno bloccato il trasporto su bus e metropolitane». Come spiega il segretario nazionale, tuttavia, «per il TPL c’è una legge che regola e limita lo sciopero, con fasce orarie di garanzia a livello locale in cui far circolare treni e mezzi previsti da tali orari.
Nel caso del nostro sciopero, infatti, ci saranno diverse articolazioni a livello locale, da città a città o addirittura da azienda ad azienda all’interno della stessa città. È bene informarsi sui siti delle aziende di trasporto per sapere orari di treni, autobus e tram». «Siamo fortemente convinti - conclude il segretario nazionale - che le idee della nostra piattaforma contrattuale siano quelle giuste sia per rilanciare le aziende del Trasporto Pubblico Locale sia per garantire un salario finalmente soddisfacente per i Lavoratori del settore, dal quale c’è una fuga perché i turni di servizio non sono adeguati, così come gli stipendi.
Noi chiediamo che tutto questo cambi e che finalmente sia messo il Lavoratore al centro dei processi aziendali e non il profitto fine a se stesso».